Film

Before we go

Chi ha visto la trilogia dei Before di Linklater sarà portato a cercare delle analogie con Before we go, ma quasi da subito si accorgerà che, per quanto le circostanze possano sembrare simili, si tratta di qualcosa di diverso. L’atmosfera qui è molto meno romantica, meno sognante e più concreta.

Serie TV

Il metodo Kominsky

Il metodo Kominsky  è una serie di soli 8 episodi di circa mezz’ora, è praticamente un film molto lungo. Ed è una delle più belle scoperte di questo autunno. Ideata da Chuck Lorre (creatore di Big Bang Theory) e prodotta da Netflix, Il metodo Kominsky alterna dramma e commedia con naturalezza e velocità. Un momento sei colpito al cuore da una scena commovente, quello dopo sorridi per una battuta perfetta. Ed è esattamente la peculiarità delle migliori sit-com, genere che in questo caso calza a pennello. Norman e Sandy sono due amici alle prese con tutti i problemi tipici dell’incalzare degli anni, fra acciacchi e paura della solitudine. Due personalità differenti che si scontreranno con scelte e situazioni inaspettate in modo diverso, facendo emergere la bellezza di un’amicizia onesta fra caratteri opposti. Alan Arkin e Michael Douglas sono ovviamente formidabili: i dialoghi fra loro, il modo in cui si muovono, il loro carisma, ogni cosa è studiata e ineccepibile. E questo è senz’altro il punto di forza dell’intera serie, che proprio per questo va gustata rigorosamente in lingua originale. P.S. Una serie TV molto simile e ugualmente bella è Grace and Frankie con Jane Fonda e Lily Tomlin (anch’essa disponibile su Netflix).

Film

It’s kind of a funny story

It’s kind of a funny story (5 giorni fuori) è un film leggero su un tema pesante. A metà fra dramma e commedia riesce a coniugare dolore e ironia, depressione e rinascita.

Serie TV

My mad fat diary

My mad fat diary è diversa da qualsiasi altra serie TV adolescenziale. È geniale, sfacciata, senza filtri. Non è stereotipata e non è visivamente bella, anzi all’inizio è straniante. I personaggi sono talmente realistici, pieni di difetti e stranezze, confusi e impulsivi, che risulta quasi difficile affezionarsi. Forse perchè non siamo abituati a vedere una realtà imperfetta e poco armonica, in cui la protagonista non è una ragazza che diventa improvvisamente bellissima dopo aver tolto gli occhiali. Rae è appena uscita da un istituto psichiatrico in cui ha passato quattro mesi quando, una volta tornata a scuola, prova a iniziare una nuova vita. È una sedicenne piena di problemi, a casa, a scuola, con gli amici, con i ragazzi. Ma soprattutto con se stessa. Si sente continuamente sbagliata e troppo strana, convinta di non meritare niente di buono. Le paranoie tipiche di quell’età sono in lei amplificate; ma ci sono dei meccanismi di difesa, dei pensieri, che sono del tutto condivisibili, come la paura di non essere accettati e di non trovare mai il proprio posto nel mondo. Ed è proprio questo che la rende emotivamente potente. Non ho mai visto trattare le tematiche dell’adolescenza in questo modo, le sensazioni di disagio e frustrazione sono palpabili, sembra di viverle in prima persona. Rae si racconta allo spettatore senza riflettere, senza costruirsi. Le sue parole prendono vita con fumetti e disegni e le sue emozioni sono trasparenti, nel bene e nel male. E tutto avviene sulle note di canzoni perfette, da Wonderwall degli Oasis a Fake plastic trees dei Radiohead. Qualcosa di davvero fantastico. Questa è una serie emotivamente potente, anche per chi adolescente non lo è più.   P.S. La trovate tutta su YouTube.

Film

(500) days of Summer

(500) days of Summer è il film che mi ha avvicinato al cinema indipendente.È agrodolce, sincero, romantico; è quel tipo di commedia che vorresti vedere dopo una giornata pesante, con la pizza in una mano e la testa nell’altra. Il ritmo incalzante, fatto di continui salti fra presente e passato, tiene alta l’attenzione sulle note di pezzi incredibili, come There is a light that never goes out degli Smiths. La facilità  poi con cui ci si immedesima nelle paranoie di Tom è disarmante. Perchè quando una persona ti piace, ti piace e basta. E ci costruisci castelli, supposizioni, illusioni che non si fermano neanche di fronte a una porta in faccia, neanche quando la persona da cui sei attratto ti dice che non crede nell’amore. C’è in ogni più piccola sfumatura di questo film la sensazione del totale annebbiamento da cotta. Una delle scene più belle lo illustra perfettamente dividendo lo schermo in aspettative e realtà: da una parte vediamo quello che Tom nella sua testa sperava succedesse e dall’altra quello che succede veramente. Geniale.E tutti, in un modo o nell’altro, sanno cosa di cosa sto parlando. (500) days of Summer è un film che alleggerisce il cuore e allo stesso tempo lo scalda. Tira fuori paure e emozioni condivisibili e quotidiane, e trasmette perfettamente quell’emozione descritta nel più bel film di Pieraccioni: “Il ciclone, quando arriva, ‘un t’avverte. Passa, piglia e porta via. E a te ‘un ti resta che rimanere lì, bono, bono a guardare e a capire che se ‘un fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio”.