Musica

Hoppípolla

“Ogni volta che sono depresso per come vanno le cose al mondo, penso all’area degli arrivi dell’aeroporto di Heathrow.”

Film

Begin again

Begin Again parla di musica, di emozioni, di riscatto, di vite spezzate in attesa di ricomporsi. E lo fa con una grazia e un’ironia sottile che chi ama il cinema indipendente conosce molto bene.

I miei racconti

La nipote della neve

Gelsomini e tende bianche, cielo azzurro e aria di primavera. Il profumo inebriante dei fiori si diffondeva dalla terrazza all’ultimo piano di un vecchio palazzo del centro. Lì si nascondeva un cafè appartato e magicamente isolato dal rumore della città, sconosciuto ai più e amato dai pochi che avevano avuto la fortuna di trovarlo. Era il luogo degli incontri fra i solitari, dove decine di vite si sfioravano ogni giorno senza mai incontrarsi, dove non c’era bisogno di parlare per ascoltare. Il tavolino di vernice bianca era occupato come al solito dal vecchietto col cappello. Da una settimana arrivava alla stessa ora con un giglio bianco in mano e la pipa nell’altra, ordinava un caffè e leggeva il giornale scuotendo la testa. Poi semplicemente rimaneva lì, in attesa di qualcosa che sembrava non succedere mai. Quella mattina però non era come tutte le altre. Si alzò all’improvviso, appoggiò la giacca sulla sedia e si avvicinò lentamente al ragazzo seduto al bar. Anche lui silenzioso e abitudinario; barba incolta e capelli disordinati, camicia e occhiali da sole. Aveva l’aria di uno che non voleva essere disturbato, di uno impegnato a impegnare il tempo. Ma ormai quell’imponente presenza gli era già di fronte, che lo guardava dritto negli occhi fino a vedergli il cuore. Senza dire una parola il vecchietto lasciò il fiore sul tavolo e se ne andò. Sorpreso e confuso, il giovane si affrettò a leggere le poche righe del biglietto attaccato al gambo, c’era anche un numero di telefono. Lo stava già componendo, un’inaspettata curiosità lo spingeva a saperne di più, non riusciva nemmeno a ricordarsi l’ultima volta in cui aveva sentito il suo cuore rimbalzare in quel modo per tutto il corpo. Rispose una voce femminile, dolce e sensuale. Era lei, era la ragazza che aveva conosciuto una settimana prima sul treno, gli tornarono in mente i suoi occhi scuri come i capelli e quella pelle chiara come la neve. Si erano scambiati due parole, lei lo aveva aiutato a prendere il treno giusto e lui l’aveva ringraziata con un sorriso. Niente di più ordinario, niente di più straordinario. Anime affini spesso si incontrano senza conoscersi, rischiando di perdersi per sempre. Eppure a volte basta così poco. Una dose di coraggio, un incidente fortuito, un nonno che in stazione vede la magia fra due persone e decide di aspettare sette giorni prima di farla riaccadere. Perché sì, la ragazza era sua nipote. E sì, non avrebbe mai lasciato tutto al caso. Una folata di vento portò via le parole di quel pezzetto di carta, ma ormai il giovane le aveva già scritte dentro di sé. Era per strada, sempre più vicino a lei. E anche se non sapeva ancora come, era certo che avrebbe mantenuto la promessa. Stava andando a prendersi quel meraviglioso fiore.

Miniserie

Maniac

Maniac, ispirata all’omonima serie norvegese del 2014, è indubbiamente uno dei migliori originali Netflix fino a oggi.

Film

Revolutionary Road

April: Tu non vuoi andare, vero? Frank: Ma dai, April, certo che voglio. April: No, non vuoi… perché non ti sei mai provato in nulla e se non ti provi in nulla, non puoi fallire. Frank: Che diavolo vuol dire “non mi provo”? Io provvedo a te, non è così? Io pago per questa casa, io fatico dieci ore per un lavoro che detesto. April: Non sei tenuto a farlo! Frank: Ma che stronzate! Senti, non la chiamo felicità ma ho la spina dorsale per non sfuggire alle mie responsabilità. April: Ci vuole spina dorsale per vivere la vita che vuoi, Frank! Ci vuole spina dorsale anche per affrontare questo film. È un pugno allo stomaco; diretto, spietato, senza esitazioni. In Tutti giù per terra Mastandrea parlando di libri dice “Quelli che ti fanno stare male ti fanno stare male bene. Anzi, più fanno stare male e meno male sto”. Ecco, credo che per questo film valga lo stesso. Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Yates del 1961 Revolutionary Road è diretto da Sam Mendes (American Beauty) e interpretato da Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, Stati Uniti, anni 50. April e Frank sono lo stereotipo della famiglia felice con due figli e una staccionata bianca. O meglio, questo è quello che vogliono far credere. In realtà la crisi coniugale fra i due è fin da subito evidente e quel delicato castello di apparenze sarà sempre più sul punto di crollare. Fra tradimenti e illusioni, Revolutionary Road restituisce lo spaccato di una realtà dolorosa e verosimile. È una storia tenuta in piedi da un’ottima sceneggiatura e da due attori che in questo film raggiungono livelli di drammaticità da brividi. Una nota di merito va all’intensa colonna sonora realizzata da Thomas Newman, stretto collaboratore di Mendes.