I miei racconti

Connessi a luci spente

La gente stava arrivando da ogni angolo, riempiendo il parco fino a farlo scoppiare. Persone diverse con la stessa espressione, vite parallele unite dalla musica. Erano tutti in cerca di qualcosa, convinti di poterla trovare proprio quella notte. Avevano la faccia di chi spera, di chi crede, anche se non sa ancora in cosa. Lei ballava da sola, gli occhi socchiusi, le mani in alto. Lui si scatenava assieme ai suoi amici, cantava stonando, rideva. Il concerto era iniziato da poco più di un’ora ed erano entrambi impazienti di ascoltare la loro canzone preferita, quella per cui erano lì. La stessa. I Lumineers la suonarono per ultima, a luci spente. Nessuno fra il pubblico si permetteva di cantare sopra a quell’unica voce, nessuno parlava, nessuno ballava. Erano tutti fermi, in attesa di risposte che sarebbero arrivate, risposte a domande che neanche immaginavano. Durante il pezzo era nata una strana connessione fra i due, qualcosa li teneva uniti senza dargli modo di girarsi, senza mai lasciare che si scoprissero. Ballarono assieme senza muoversi, si guardarono negli occhi senza vedersi, riuscirono a malapena a respirare. Erano legati a distanza, costretti in un contatto impalpabile. Due incoscienti con i piedi per terra, persi nella storia di qualcun altro. “Dead Sea” parlava di scommettere su un amore, di vivere fianco a fianco per non affondare mai più. Parole improvvisamente chiare, precise, reali. Le conoscevano a memoria, finalmente le catturarono. Un’istantanea raccolse le loro emozioni, reali come dentro a un sogno. Mancava solo una strofa, pochi attimi prima che tutto finisse. Chiusero gli occhi, immobili, connessi a luci spente. Il vento li spinse uno contro l’altro, stesso respiro, stesso battito. La musica scomparve, loro no.  

Film

(500) days of Summer

(500) days of Summer è il film che mi ha avvicinato al cinema indipendente.È agrodolce, sincero, romantico; è quel tipo di commedia che vorresti vedere dopo una giornata pesante, con la pizza in una mano e la testa nell’altra. Il ritmo incalzante, fatto di continui salti fra presente e passato, tiene alta l’attenzione sulle note di pezzi incredibili, come There is a light that never goes out degli Smiths. La facilità  poi con cui ci si immedesima nelle paranoie di Tom è disarmante. Perchè quando una persona ti piace, ti piace e basta. E ci costruisci castelli, supposizioni, illusioni che non si fermano neanche di fronte a una porta in faccia, neanche quando la persona da cui sei attratto ti dice che non crede nell’amore. C’è in ogni più piccola sfumatura di questo film la sensazione del totale annebbiamento da cotta. Una delle scene più belle lo illustra perfettamente dividendo lo schermo in aspettative e realtà: da una parte vediamo quello che Tom nella sua testa sperava succedesse e dall’altra quello che succede veramente. Geniale.E tutti, in un modo o nell’altro, sanno cosa di cosa sto parlando. (500) days of Summer è un film che alleggerisce il cuore e allo stesso tempo lo scalda. Tira fuori paure e emozioni condivisibili e quotidiane, e trasmette perfettamente quell’emozione descritta nel più bel film di Pieraccioni: “Il ciclone, quando arriva, ‘un t’avverte. Passa, piglia e porta via. E a te ‘un ti resta che rimanere lì, bono, bono a guardare e a capire che se ‘un fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio”.    

Libri

Costantino Kavafis, Settantacinque poesie

Nelle ultime settimane ho scoperto Kavafis.Quando ho letto la poesia in copertina ho perso un battito. Mi sono fermata sulle ultime due parole: stucchevole estranea. La vita, non farne una stucchevole estranea. La vita, non sciuparla.

Serie TV

The Sinner

The Sinner è una serie tremendamente bella. Dramma e thriller si incastrano perfettamente in un intreccio ipnotizzante. Sono otto incredibili episodi fatti di suspense e conflitti interiori. Un giorno d’estate in spiaggia Cora, una giovane donna all’apparenza serena, viene improvvisamente accecata dalla rabbia e pugnala un uomo fra lo stupore e il terrore dei presenti. Tutti sanno che è stata lei a ucciderlo e che il gesto è stato fulmineo e inspiegabile. Neppure Cora sa perchè l’ha fatto, tanto che quando viene interrogata non si ricorda niente. Il detective Ambrose resta colpito dalla particolarità del caso e decide di scavare più a fondo. La serie ruota quindi intorno al movente di questo omicidio, esaminando i meandri della mente di Cora e facendo uscire di volta in volta segreti sempre più inquietanti. Il ritmo incalzante e l’ottima costruzione della storia tengono lo spettatore incollato allo schermo. Ma la vera bellezza di The Sinner sta nell’empatia che riesce a creare nei confronti di Cora. È difficile rimanere distaccati, è difficile giudicarla, ed è ancora più difficile capirla. E questo, in qualche modo, è davvero affascinante. Ho visto anche la seconda stagione, più cupa e meno d’impatto ma ugualmente interessante, in cui Jessica Biel non fa parte del cast ma ne è il produttore esecutivo. Essendo una serie antologica, le due stagioni sono a sè stanti e possono essere viste indipendentemente una dall’altra. Mantengono però un filo conduttore, interpretato dal detective Ambrose.  

Film

Frances Ha

La prima volta che ho visto Frances Ha ho sperato che non finisse mai. Mi ha tenuto come appesa a un’emozione bellissima, mi ha fatto sentire compresa. Mentre guardavo i titoli di coda avevo addosso una sensazione di infinito conforto, era come se avessi parlato con un vecchio amico, uno di quelli che quando ti dice “andrà tutto bene” gli credi davvero.