Cortomiraggi

Film

Pieces of a woman

Elisa

C’è una scena di Sorry for your loss in cui le Leigh e Jules discutono di quanto il dolore, quando a scatenarlo è la stessa cosa, possa esprimersi in modo diverso in base a chi lo prova. Non esiste un modo giusto o sbagliato di affrontare un trauma, esiste il tuo.

Guardando Pieces of a woman ci ho pensato spesso.

Il nuovo film Netflix si basa sull’esperienza diretta dei suoi autori, ovvero sulla perdita della figlia in seguito a un parto in casa. Il regista Kornél Mundruczó e la sceneggiatrice Kata Wéber, marito e moglie, hanno preso il loro cuore spezzato e l’hanno trasformato in una piccola opera d’arte impregnata di simboli.
Nel cast troviamo una sempre impeccabile Ellen Burstyn, Shia LaBeouf e Vanessa Kirby. Quest’ultima, nota per aver interpretato la principessa Margaret nelle prime due stagioni di The Crown, ha vinto grazie a questo ruolo la Coppa Volpi a Venezia.

DA QUI SPOILER

Quando dopo circa mezz’ora è apparso sullo schermo il titolo del film mi è sembrato di riprendere fiato. Quel lungo piano sequenza iniziale, faticoso e magnetico da ogni angolazione, mi aveva imprigionato lasciandomi in apnea. Niente lacrime, niente commozione, solo tacito sgomento. Da quel momento ho semplicemente seguito Martha e il suo vagare, sentendo molto da vicino il peso del suo dolore e riuscendo al contempo a notare i numerosi simboli all’interno della storia.

Pieces of a woman è un racconto che procede per immagini ben precise. Le mele, l’acqua, i ponti. Immagini che hanno a che fare con la vitalità e il superamento, non con il lutto. Che portano fiducia, che allontanano la desolazione. Ho trovato particolarmente bella la metafora legata al ponte, emblema del passaggio, che Martha ha attraversato solo alla fine. E poi c’è la famiglia, il rapporto con la madre e il vero significato di “farsi valere”, c’è il marito e la credibilità della sua reazione. Ci sono molti piani di lettura e credo che la capacità di coglierli risieda in una scelta di stile molto sobria, onesta, quasi asettica; ma non per questo priva di sentimento.

E infine, nell’intensa e animata scena finale, c’è la nascita di un nuova figlia/mela che rappresenta l’unione di tutti i pezzi di una donna che ha sofferto e si è rialzata. È la speranza.

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