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Film

Boyhood

Elisa

Boyhood è stato realizzato da Richard Linklater in 12 anni, anche se i giorni effettivi di riprese sono solo 39. Non è la prima volta che il regista usa il tempo reale per far evolvere la storia, infatti proprio l’anno prima aveva completato la sua trilogia dei Before: tre film meravigliosi girati a distanza di 9 anni l’uno dall’altro sempre con gli stessi protagonisti.

In Boyhood l’arco temporale di 12 anni si condensa in poco più di due ore, e vediamo i personaggi crescere e invecchiare, cambiare realmente espressioni e sfaccettature con l’aiuto di una regia pulita che rende ogni passaggio il più naturale possibile. Questa tecnica così veritiera spinge a immergersi nella vita di Mason, una vita di un ragazzo qualunque che cresce, si fa domande sul senso della vita, sbaglia, impara, si innamora, si spezza. La semplicità della trama è il suo punto di forza, la quasi banalità della narrazione è ideale per entrare in contatto con i sentimenti, quelli più puri e radicati in ognuno di noi.

Questo film è così potente che mi ricordo ancora le sensazioni che ho provato quando sono apparsi i titoli di coda. Mi sembrava di aver vissuto quei dialoghi, quelle ferite aperte, quelle riflessioni. Boyhood mi ha tirato fuori emozioni che non sapevo neanche di avere.

P.S. Colonna sonora magica, in particolare il brano Hero dei Family of the Year.

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Comments

  1. Finito di vedere adesso e, posso confermare che appena appaiono i titoli di coda mi sono sentito un po’ perso; aver vissuto quasi realmente la vita di tutti i personaggi, con questa tecnica narrativa, non mi aveva emozionato moltissimo, ma non appena il film finisce così, di colpo un macigno mi ha soffocato e un vuoto mi ha pervaso. Ti ringrazio infinitamente per avermelo fatto conoscere.

    P.S.: Non so perché ma in certe parti mi ha ricordato una raccolta di storie scritta da Carver che si intitola “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Le storie si troncano all’improvviso e pur non dicendo nulla dicono tutto.

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