Mine vaganti è indubbiamente uno dei film italiani più belli degli ultimi anni, un film che tratta temi delicati con leggerezza senza mai essere superficiale.
C’è una comicità genuina, italiana, e c’è una drammaticità velata che emerge sempre di più. Ci sono delle scene così tragicamente verosimili che fanno venire la pelle d’oca, ce ne sono altre così esilaranti che sembrano non far parte dello stesso film. Il peso dei segreti di una famiglia, dei suoi silenzi, si fa ingombrante e fa breccia dall’interno, rompendo muri e creandone altri. L’ordine precario delle cose viene presto smantellato e ogni personaggio pian piano rivelerà la sua vera essenza.
In Mine vaganti ho percepito il dissidio interiore tra quello che si è e quello che si mostra, la fatica di vivere in una società che giudica e corregge, la paura di essere sbagliati. Queste storie di vite così discordi e così simili dimostrano che ci si può sentire inadeguati per motivi molto diversi tra loro, ma che la sensazione di fondo è sempre la stessa. E bisogna combatterla, dimenticandosi del giudizio altrui e fidandosi di se stessi. Perché, come dice la nonna, “devi sbagliare per conto tuo, sempre”.
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