Film

Anesthesia

Anesthesia è un dramma intenso, faticoso, lento. Va a fondo nelle vite dei personaggi e allo stesso tempo resta in superficie; è onesto e brutale senza mai essere pesante. Il film si apre con un tragico evento che viene fin da subito lasciato in sospeso. Infatti si sposta subito in un lungo flashback, in cui le vite di più persone non sanno ancora che saranno collegate. Anesthesia è una storia che ruota intorno a concetti fondamentali, come cercare uno scopo nella vita, come la paura di connettersi, come perdere se stessi. Ma soprattutto si concentra su un punto importante: quanto sia fondamentale continuare a farsi domande. Senza mai giudicare, senza mai arrendersi all’insensibilità.  

Film

Her e Lost in translation

Ci sono cose che capisci in un giorno qualunque, in un pigro sabato pomeriggio magari. Cose che dentro di te già sapevi, ma che non sentivi. Cose ovvie, ma non chiare. Come questi due film, che guardi una volta e ti lasciano dentro qualcosa, ma non sai ancora cosa. Finché un giorno ti capita di vederli di nuovo e di cogliere la forza dei loro dialoghi e la potenza di quei silenzi assordanti. Realizzi che quando in Lost in translation Bob dice a Charlotte che più conosci te stesso e sai quello che vuoi, meno ti lasci travolgere dagli eventi è come se quelle parole le ascoltassi per la prima volta. Perchè prima era ovvio, ma non era chiaro. O come quando Theodore in Her a un certo punto dice che certe volte si mette a guardare le persone e cerca di sentirle e non di guardarle e basta solo perché gli stanno davanti. Immagina quanto profondamente si siano innamorate o quante volte gli abbiano spezzato il cuore. E quelle cose le senti improvvisamente anche tu, perchè le hai vissute o forse hai iniziato a sentire le persone, a guardarle dentro. E non è una cosa che decidi, e non è nemmeno una cosa che si ferma. Capiterà di continuo, per motivi diversi o forse anche per gli stessi. Ma è questo il bello. Ed è questo il bello dei film come questi. Non sono facili, non sono difficili, semplicemente ti aspettano. Perchè, come diceva Ted Mosby, alla fine vediamo quello che vogliamo vedere solo quando siamo pronti a vederlo.

Serie TV

This is us

  Questa è una di quelle serie tv che non é adatta a qualsiasi periodo della vita, bisogna essere nel mood giusto, quello riflessivo e tendente all’introspezione. La consiglio a chi vuole capire un po’ di più della sua vita attraverso quella degli altri, anche se si tratta della vita di personaggi e non di persone. Le emozioni, il dolore, gli insegnamenti, quel qualcosa che ti fa commuovere perchè ti ricorda ciò che hai vissuto o che vorresti vivere. Tutto questo è reale. Credo davvero di aver pianto guardando ogni episodio, quasi senza accorgermene. E il bello è che, in qualche modo, non ho provato mai una sensazione vagamente simile alla tristezza. This is us è potente, davvero potente.  

Musica

The Lumineers

Come praticamente tutti ho scoperto i Lumineers con Ho Hey nel 2012. Due anni dopo ho sentito per caso Flapper girl e ho avuto l’irrefrenabile istinto di saperne di più. Ho ascoltato il loro primo album tutto in una volta, alcuni brani anche due volte di seguito per capire meglio i testi, le sfumature, le sensazioni che mi davano. Da quel giorno sono diventati parte di me e se dovessi scegliere il mio album del cuore, sceglierei questo. Due anni fa hanno creato un’altra meraviglia e con il singolo Ophelia è stato amore al primo ascolto. E quando insieme a Cleopatra, Angela e Sleep on the floor hanno creato fra i brani una vera e propria connessione sono andati oltre le mie aspettative. Sono riusciti a raccontare una storia bellissima, ancora prima di mettere insieme tutti i pezzi. Strepitosi. Sentirli dal vivo poi, che emozione. Anche quando parlano di cose incredibilmente lontane dalla mia vita hanno la capacità di essermi vicino comunque. Sarà il loro sound, la loro poesia, l’atmosfera che ogni volta riescono a creare. Non lo so, ma li adoro. P.S. Se non l’avete ancora fatto vi consiglio di guardare The Ballad Of Cleopatra tutta d’un fiato, senza interruzioni, connessi a luci spente.  

I miei racconti

Amori nella nebbia

Venezia, inizio ottobre. Le foglie iniziavano a cadere e nell’aria c’era già un accenno di nebbia. Pensai che non avevo l’ombrello e che sarei rimasta davvero fregata se avesse cominciato a piovere. Stavo andando in stazione quando un ragazzo con la giacca di pelle e una bella ragazza dai capelli lunghi mi tagliarono la strada. Si voltarono subito e mi sorrisero chiedendomi scusa. Andavamo nella stessa direzione e non potei fare a meno di guardarli. Erano molto vicini, camminavano in fretta. Lui parlava e la guardava per cercare una reazione sul suo viso, lei non si girava mai. Annuiva soltanto e andava avanti gesticolando, ma non si girava. Mai. Per un momento vidi il profilo di quel ragazzo biondo e il suo sguardo a metà fra l’agitazione e l’emozione. La guardò per più di qualche secondo rischiando di andare a sbattere contro un palo della luce. Era nervoso. Improvvisamente allungò una mano verso la sua, i suoi occhi erano di nuovo fissi su di lei e riuscivo a immaginare i battiti del suo cuore che aumentavano. Agitazione e emozione. Lei si girò. Uno sguardo fugace, una semplice occhiata senza significato. Ma lui ritrasse la mano subito e la mise in tasca. Da quel momento non la guardò più. Come se avesse capito, come se con quello sguardo lei gli avesse detto: “No, mi dispiace”. Dai, non poteva finire così. Magari era nervosa anche lei o davvero non gliene frega niente di te. Ma non puoi saperlo, vero? O forse sì, forse lo sai. Un uomo coi baffi mi pestò il piede senza chiedere scusa e quando rialzai lo sguardo la bella e il biondo non c’erano più. E non c’era più neanche quel momento di coraggio inconsapevole. Forse non ci avrebbe provato più, forse sapeva e basta. O forse era tutto nella mia testa mentre ascoltavo Bon Iver.