Tre piani di Nanni Moretti, l’adattamento del romanzo di Eshkol Nevo (di cui avevo parlato qui), è una fotografia spezzettata di persone che vivono nello stesso condominio.
Lo stile è asciutto, freddo, tutto sembra coperto da una pellicola che nega il contatto. Le vite dei protagonisti, le loro storie di dolori e incomprensioni, sono già di per sè dure e affilate e la messa in scena non fa altro che accentuarle. Forse troppo, forse in cerca del grottesco.
Libro e film in questo caso mi sono proprio sembrate due realtà distanti, come se la stessa trama potesse evocare sensazioni quasi opposte. Non credo si tratti di un flop, si tratta più che altro di qualcosa che lascia impreparati.
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