Cortomiraggi

Film

Minari

Elisa

Minari è finalmente arrivato nei nostri cinema (e su Sky/Now) ed è un inno alla multiculturalità di una tenerezza sconfinata.
Lee Isaac Chung osserva, lento, le vicende di una famiglia coreana che si trasferisce in Arkansas in cerca di fortuna. Si ferma sugli sguardi fissi, sui silenzi e realizza un racconto che, nella sua estrema semplicità, è in grado di lasciare gli occhi lucidi.

Il rapporto che si crea tra la nonna Soon Ja, interpretata da Youn Yuh Jung (che per questo ruolo ha vinto l’Oscar), e suo nipote è senz’altro una delle cose che ricorderò di più. La loro unione, il loro distacco, le prese in giro, l’affetto. Tutto ruota intorno a loro, intorno a un senso di ciclicità. Ed è su di lei che viene costruita la metafora su cui si basa l”intera storia.
Sarà il suo arrivo infatti a mettere in evidenza i contrasti interni alla famiglia, le loro paure. E sarà sempre lei a piantare vicino a un torrente dei semi di minari, una pianta coreana molto usata in cucina e simile al prezzemolo che ha la caratteristica di crescere anche nelle zone più inquinate e che, oltretutto, ha una specie di superpotere: ripulisce le acque e la terra in cui affonda le radici.
Eccola qui, quindi, una pianta come simbolo del sogno americano.

La colonna sonora di Emile Mosseri e la fotografia di Lachlan Milne danno infine a Minari un tocco quasi bucolico, accompagnando lo spettatore fin dentro i cuori della famiglia Yi.

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