Cortomiraggi

I miei racconti

La nipote della neve

Elisa

Gelsomini e tende bianche, cielo azzurro e aria di primavera. Il profumo inebriante dei fiori si diffondeva dalla terrazza all’ultimo piano di un vecchio palazzo del centro. Lì si nascondeva un cafè appartato e magicamente isolato dal rumore della città, sconosciuto ai più e amato dai pochi che avevano avuto la fortuna di trovarlo. Era il luogo degli incontri fra i solitari, dove decine di vite si sfioravano ogni giorno senza mai incontrarsi, dove non c’era bisogno di parlare per ascoltare.

Il tavolino di vernice bianca era occupato come al solito dal vecchietto col cappello. Da una settimana arrivava alla stessa ora con un giglio bianco in mano e la pipa nell’altra, ordinava un caffè e leggeva il giornale scuotendo la testa. Poi semplicemente rimaneva lì, in attesa di qualcosa che sembrava non succedere mai.

Quella mattina però non era come tutte le altre. Si alzò all’improvviso, appoggiò la giacca sulla sedia e si avvicinò lentamente al ragazzo seduto al bar. Anche lui silenzioso e abitudinario; barba incolta e capelli disordinati, camicia e occhiali da sole. Aveva l’aria di uno che non voleva essere disturbato, di uno impegnato a impegnare il tempo. Ma ormai quell’imponente presenza gli era già di fronte, che lo guardava dritto negli occhi fino a vedergli il cuore. Senza dire una parola il vecchietto lasciò il fiore sul tavolo e se ne andò.

Sorpreso e confuso, il giovane si affrettò a leggere le poche righe del biglietto attaccato al gambo, c’era anche un numero di telefono. Lo stava già componendo, un’inaspettata curiosità lo spingeva a saperne di più, non riusciva nemmeno a ricordarsi l’ultima volta in cui aveva sentito il suo cuore rimbalzare in quel modo per tutto il corpo. Rispose una voce femminile, dolce e sensuale. Era lei, era la ragazza che aveva conosciuto una settimana prima sul treno, gli tornarono in mente i suoi occhi scuri come i capelli e quella pelle chiara come la neve. Si erano scambiati due parole, lei lo aveva aiutato a prendere il treno giusto e lui l’aveva ringraziata con un sorriso. Niente di più ordinario, niente di più straordinario.

Anime affini spesso si incontrano senza conoscersi, rischiando di perdersi per sempre. Eppure a volte basta così poco. Una dose di coraggio, un incidente fortuito, un nonno che in stazione vede la magia fra due persone e decide di aspettare sette giorni prima di farla riaccadere. Perché sì, la ragazza era sua nipote. E sì, non avrebbe mai lasciato tutto al caso.

Una folata di vento portò via le parole di quel pezzetto di carta, ma ormai il giovane le aveva già scritte dentro di sé. Era per strada, sempre più vicino a lei. E anche se non sapeva ancora come, era certo che avrebbe mantenuto la promessa. Stava andando a prendersi quel meraviglioso fiore.

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