Materialists ha fatto il suo ingresso nella mia vita nelle vesti di rom-com anni duemila. Il poster ammiccante, la campagna marketing incentrata sul clima giocoso tra i membri del cast, il trailer un bello che non balla. Tutto prevedibile, frivolo, parte di uno schema noto. Poi però, una volta in sala, sono stata tradita. Ho passato due ore a riflettere sullo stato attuale dell’amore romantico, ridotto spesso a merce, e sulla rigidità crudele del dating, che non a caso risuonava con le mie aspettative disattese sul film. I requisiti c’erano, il controllo sul risultato no. Volevo divertirmi e non è successo, volevo sognare ed è successo.
[INIZIO SPOILER SU MATERIALISTS]
Ciò che crea Celine Song è un per sempre fiducioso che affonda le sue radici nel cinismo consapevole. John fa una promessa di amore eterno che non può giurare di mantenere, anche se dice di farlo, perché ci crede fortemente in quel momento. Lucy ha tentato la strada del match perfetto, eppure “se chiude gli occhi lei lo sa” che non basta. Harry ha fatto di tutto per diventare un unicorno e, riuscendoci, si è dimenticato di imparare ad amare. Vivono tutti una sorta di disillusione generata dalle aspettative. E Song, per quanto mantenga un finale molto romantico, non fa credere a chi guarda che mettersi in gioco col cuore avrà solo risvolti positivi. A volte, come nel caso di Sophie, farà schifo.
Guardare un film così ha fatto vacillare le mie rigidità, permettendomi al tempo stesso di sperare. Una cosa rara.
[FINE SPOILER SU MATERIALISTS]
Oltre a Materialists, Celine Song ha scritto e diretto il meraviglioso Past lives, con un altro triangolo che c’è e non c’è (fun fact: è sposata con Justin Kuritzkes, sceneggiatore di Challengers!). L’altro giorno in dm una ragazza mi ha fatto notare una differenza significativa tra i due film: in Materialists c’è la città coi suoi palazzi alti, le strade grigie, la storia è calata nel presente materiale di cui parla, mentre in Past lives si vede spesso il cielo, la dimensione temporale si allunga ed è facile intuire il concetto coreano di In-yun, ovvero il legame tra due persone anche in vite passate e future. In entrambi i casi, l’amore resiste e non è affatto una fiaba.
Tornando a Materialists e alle rom-coms non convenzionali, su questa scia ci metterei anche Anora di Sean Baker, che con altri toni e focus, fa intravedere una relazione sincera tra Ani e Igor dopo aver tradito l’happy ending di Pretty woman. Mentre, tra i romanzi recenti, credo ci stia Good material – Avete presente l’amore? di Dolly Alderton, in cui per tre quarti del tempo il punto di vista è uno e poi tutto si ribalta, mostrando che il romanticismo può esistere anche fuori dalla coppia.