Long story short

Di recente su Netflix è arrivata Long story short, la serie animata realizzata da Raphael Bob-Waksberg, l’ideatore di BoJack Horseman e Undone e l’autore della raccolta di racconti Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata. Col suo nuovo lavoro torna a riflettere su temi a lui cari, dall’introspezione alle relazioni, calando questa volta il racconto in una dimensione più corale del solito.

Al centro di Long story short ci sono le vite dei tre figli di una famiglia borghese, ritratte in spazi e tempi diversi negli Stati Uniti tra gli anni Novanta e i giorni nostri. C’è Avi, il più grande e rigido, poi Shira, la ribelle, e infine Yoshi, l’ultimo arrivato e l’ultimo a sapere le cose. Tra i primi due, vicini d’età, il legame stretto si è conservato negli anni nonostante le discussioni, il terzo invece ha subito la distanza dai maggiori e si è ritrovato più volte sperduto durante la crescita. Intorno a loro, satelliti della loro storia, ci sono i genitori, gli amici e gli amori. Alcuni ricorrenti, altri meno.

Per dare forma ai suoi personaggi, Raphael Bob-Waksberg sceglie una narrazione non lineare, mostrando fin da subito i tre fratelli all’interno di archi temporali differenti, che vanno dall’infanzia all’età adulta. Non si segue quindi la loro crescita cronologica, ma quella emotiva, trovando ad esempio un preciso istante dell’infanzia di Shira in cui si è sentita trascurata da Avi affiancato da una conversazione tra i due decenni dopo in cui lei gli fa notare di portare ancora addosso i segni di quell’episodio. Attraverso la non-linearità, è possibile mettere insieme i pezzi delle loro vite e, a volte, anche di quelle dei personaggi a cui sono legati – come accade nella puntata dedicata a Kendra, la compagna di Shira. Tra i fatti storici citati, colpisce soprattutto la rappresentazione onesta e integrata del periodo COVID, che mostra con pochi ed efficaci accenni ciò che ha rappresentato all’interno di una routine comune e quali strascichi ha lasciato.

Long story short, già rinnovata per la seconda stagione, è la conferma del talento di Raphael Bob-Waksberg, artista capace di unire ironia e profondità con un tocco ormai riconoscibile.