Le lune senza buche sono fregature

Holly è una donna frustrata, Arabella una bambina ribelle. Quando si incontrano la prima crede di vedere nell’altra se stessa da giovane e, abbagliata dalla visione, la rapisce. Inizia così Il rapimento di Arabella, il road movie stralunato di Carolina Cavalli con Benedetta Porcaroli, il duo che qualche anno fa aveva dato vita ad Amanda. Entrambi si muovono in una dimensione non del tutto reale, sono coming of age popolati da incontri strambi e musi lunghi, da palette simili e da non luoghi, eppure non si sovrappongono. Nel primo film di Cavalli c’è una sorta di adesione, seppur turbolenta, alle proprie particolarità, mentre nel secondo si respira molta più rabbia, più resistenza. Holly cova un astio latente verso ciò che è diventata e, trovando Arabella, spera di poter riscrivere il suo destino. La sua brama di ricalcolo non è altro che una fuga.

Una fuga simile, ma più psichedelica, la compie Sam di Under the Silver Lake. Un uomo sperduto che, guardando Los Angeles da una collina, chiede all’amico (e a se stesso): Hai mai la sensazione di aver sbagliato qualcosa molto tempo fa? Stai vivendo la vita sbagliata, come una brutta versione della vita che avresti dovuto avere? Un interrogativo affine a quello di Holly e altrettante congetture, che nel film di David Robert Mitchell prendono pieghe più paranoiche, toccando spiritualità, politica e media.

Sam cerca riparo nelle opere che ama, sente un legame con loro, anche se gli dicono che è tutta fuffa. È parte del sistema intrattenimento, chi lo sta guardando su uno schermo lo è. Lo sono io che sto facendo il rewatch di Stranger things solo per sentirmi più vicina all’infanzia perduta, in cui mettevo su la videocassetta dei Goonies e riuscivo a vedere solo i Goonies. Recintata in uno spazio tempo innocente e senza pensieri laterali, incontaminato. Forse lo faccio perché cerco come Holly fantasie fatte di lune senza buche, rimandando il momento della realtà, tutto così spigoloso, imprevedibile. E lo so che sono fregature, ma non so se si può sopravvivere senza autoinganni.

[dal numero Le