Da qualche settimana su Disney plus è disponibile Dying for sex, la miniserie con Michelle Williams e Jenny Slate su una tragedia che incombe e un’amicizia che resiste fino alla fine. Il racconto, diviso in otto puntate, si ispira alla storia vera di Molly Kochan e al podcast “Wondery”, realizzato da lei insieme all’amica Nikki, e segue la quotidianità della protagonista con toni comici e allo stesso tempo strazianti.
Tutto comincia il giorno in cui Molly, mentre si trova ad una seduta di terapia di coppia col marito, riceve una telefonata dall’ospedale. Le comunicano che il tumore si è nuovamente esteso nel suo corpo e che non c’è possibilità di cura. Così chiama Nikki, l’amica di sempre, e le chiede di raggiungerla fuori da un negozio qualunque in cui si è catapultata dopo aver ricevuto la notizia. Il loro incontro è maldestro, triste, entrambe si lanciano in battute ficcanti per smorzare la drammaticità del momento, per tenersi in piedi. Già da questo breve scambio è possibile vedere quanto siano salde le radici su cui posa la loro amicizia, uno dei temi cardini della serie insieme alla scoperta di sé.
Perché questa serie – ed è chiaro fin da subito – non è una narrazione stereotipata sul cancro, ma un resoconto intimo in cui la malattia abita la vita di Molly insieme a tutto il resto, e in questo resto c’è anche il suo desiderio di poter provare piacere prima di morire. Come suggerisce il titolo, infatti, la protagonista deciderà di fare qualsiasi cosa in suo potere per sperimentare incontri sessuali piacevoli. Dopo aver lasciato il marito, con il quale non c’era mai stato un legame appagante, si iscriverà ad app di incontri, farà conoscenze bizzarre, si concederà la possibilità di divertirsi e di chiedersi cosa le piace davvero. Il tutto mentre la malattia avanza, tra cedimenti corporei e non solo, e dal passato riemergono ferite mai elaborate. Ma per fortuna, in mezzo a questo trambusto, Molly avrà sempre Nikki al suo fianco.
Dying for sex riesce a unire dark humor e silenzi commoventi, fantasie erotiche e lunghi abbracci in stanze di ospedale. Lo fa con grande autenticità, mettendo in scena la complessità della vita.