Su Rai play è uscita Dieci capodanni, la miniserie spagnola presentata alla Mostra del cinema di Venezia lo scorso anno e ideata da Sara Cano, Paula Fabra e Rodrigo Sorogoyen, uno degli autori più interessanti del momento. Il regista spagnolo, noto soprattutto per l’intensità del suo film As bestas, coi suoi studi sui personaggi è capace di entrare nelle emozioni più difficili da raccontare: quelle che sembrano semplici.
Ana e Óscar si incontrano la notte di Capodanno del 2014. Lei è una cameriera che dopo il turno va al bar con le amiche, lui un ragazzo dall’aria triste al bancone. Lei gli offre da bere, lui sorride, e finiscono per prendere il taxi insieme in cerca di festa. L’intesa tra loro è immediata e la voglia di passare del tempo assieme fortissima, tanto da trovare sempre dei modi per non far finire quell’inizio dell’anno. Ad unirli, tra l’altro, c’è anche una magica casualità: il compleanno di lei è il 31 dicembre e quello di lui il primo gennaio. Già dagli ingressi in scena, le personalità dei protagonisti emergono con chiarezza. Ana è esuberante, desidera viaggiare e non avere un lavoro fisso, Óscar è prudente, misurato e fa il medico internista da anni. Ma c’è anche qualcosa che li rende complici e in contatto, come se riuscissero ad arricchire una le parti dell’altro. In questo, gioca un ruolo fondamentale la chimica tra Iria del Río e Francesco Carril, due volti comuni e credibili su cui passano tutte le emozioni possibili.
Dieci capodanni, mostrando le vite dei protagonisti soltanto durante il primo e l’ultimo giorno dell’anno per dieci anni, evidenzia le gioie e le crepe del loro rapporto con estrema sensibilità, tanto che a volte sembra quasi di spiare la loro intimità. La serie, inoltre, arricchisce, un filone di storie a puntate che uniscono amore e lunghi archi temporali, come One day e Normal people, ma anche Foodie love e Il tempo che ti do, dandogli in aggiunta una cifra autoriale di grande qualità.
C’è una scena, nell’ottavo episodio, in cui Óscar comprende per la prima volta il significato di una vecchia poesia di suo padre. Aveva sempre scambiato la storia di un incontro per quella di una separazione, un inizio per una fine. Quando lo scopre, grazie proprio alla spiegazione che in un giorno qualunque gli offre il padre, il suo sguardo rimane in bilico per un bel po’. È forse in quell’istante che ho visto la sintesi dell’intera serie, del rincorrersi di Ana e Óscar, del tempo che scorre ma non scivola via. Di quei capodanni che sono insieme fine e inizio di tutte le cose.