Film

A bout de souffle

Patricia, citando William Faulkner, si rivolge a Michel e gli dice «Fra il dolore e il nulla io scelgo il dolore» chiedendogli poi: «E tu, cosa sceglieresti?».

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Blue Jay

Ci sono delle piccole cose che si fanno quando ci si conosce da tanto, anche se sono passati anni. Gesti inconsapevoli che riemergono quando ci si rivede, sguardi d’intesa, parole che assumono un peso diverso. Blue Jay è il ritratto in bianco e nero di tutto questo, accompagnato da qualcosa di doloroso e inafferrabile: un’amara nostalgia. Jim e Amanda si incontrano per caso fra gli scaffali di un supermercato che si ricorda di loro. Sono passati vent’anni dall’ultima volta in cui si sono visti, da quel tempo così lontano in cui erano giovani e innamorati. Sorrisi e silenzio, imbarazzo e stupore. I loro occhi parlano anche se la loro bocca è titubante. E poi, in un battito di ciglia, si ritrovano immersi nei racconti delle loro vite. I ricordi sbiaditi, le promesse spezzate, i progetti disillusi. Pian piano ogni cosa riaffiora. Ed è così realistico il modo in cui accade, perché fra loro c’è un disagio contenuto che sbatte violentemente contro una familiarità tangibile. C’è nei loro sguardi e nelle loro parole la voglia di raccontarsi, di confidarsi e lasciarsi andare. Sono visibilmente frenati, stretti in un contatto che sembra confonderli sempre di più. Finché qualcosa si scioglie. E, fra laboriose fantasie e verità spontanee, Jim e Amanda si perdono in un’emozione più grande di loro.  

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(500) days of Summer

(500) days of Summer è il film che mi ha avvicinato al cinema indipendente.È agrodolce, sincero, romantico; è quel tipo di commedia che vorresti vedere dopo una giornata pesante, con la pizza in una mano e la testa nell’altra. Il ritmo incalzante, fatto di continui salti fra presente e passato, tiene alta l’attenzione sulle note di pezzi incredibili, come There is a light that never goes out degli Smiths. La facilità  poi con cui ci si immedesima nelle paranoie di Tom è disarmante. Perchè quando una persona ti piace, ti piace e basta. E ci costruisci castelli, supposizioni, illusioni che non si fermano neanche di fronte a una porta in faccia, neanche quando la persona da cui sei attratto ti dice che non crede nell’amore. C’è in ogni più piccola sfumatura di questo film la sensazione del totale annebbiamento da cotta. Una delle scene più belle lo illustra perfettamente dividendo lo schermo in aspettative e realtà: da una parte vediamo quello che Tom nella sua testa sperava succedesse e dall’altra quello che succede veramente. Geniale.E tutti, in un modo o nell’altro, sanno cosa di cosa sto parlando. (500) days of Summer è un film che alleggerisce il cuore e allo stesso tempo lo scalda. Tira fuori paure e emozioni condivisibili e quotidiane, e trasmette perfettamente quell’emozione descritta nel più bel film di Pieraccioni: “Il ciclone, quando arriva, ‘un t’avverte. Passa, piglia e porta via. E a te ‘un ti resta che rimanere lì, bono, bono a guardare e a capire che se ‘un fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio”.    

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Frances Ha

La prima volta che ho visto Frances Ha ho sperato che non finisse mai. Mi ha tenuto come appesa a un’emozione bellissima, mi ha fatto sentire compresa. Mentre guardavo i titoli di coda avevo addosso una sensazione di infinito conforto, era come se avessi parlato con un vecchio amico, uno di quelli che quando ti dice “andrà tutto bene” gli credi davvero.

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Begin again

Begin Again parla di musica, di emozioni, di riscatto, di vite spezzate in attesa di ricomporsi. E lo fa con una grazia e un’ironia sottile che chi ama il cinema indipendente conosce molto bene.

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