
Ci sono cose che capisci in un giorno qualunque, in un pigro sabato pomeriggio magari. Cose che dentro di te già sapevi, ma che non sentivi. Cose ovvie, ma non chiare. Come questi due film, che guardi una volta e ti lasciano dentro qualcosa, ma non sai ancora cosa. Finché un giorno ti capita di vederli di nuovo e di cogliere la forza dei loro dialoghi e la potenza di quei silenzi assordanti. Realizzi che quando in Lost in translation Bob dice a Charlotte che più conosci te stesso e sai quello che vuoi, meno ti lasci travolgere dagli eventi è come se quelle parole le ascoltassi per la prima volta. Perchè prima era ovvio, ma non era chiaro. O come quando Theodore in Her a un certo punto dice che certe volte si mette a guardare le persone e cerca di sentirle e non di guardarle e basta solo perché gli stanno davanti. Immagina quanto profondamente si siano innamorate o quante volte gli abbiano spezzato il cuore. E quelle cose le senti improvvisamente anche tu, perchè le hai vissute o forse hai iniziato a sentire le persone, a guardarle dentro. E non è una cosa che decidi, e non è nemmeno una cosa che si ferma. Capiterà di continuo, per motivi diversi o forse anche per gli stessi. Ma è questo il bello. Ed è questo il bello dei film come questi. Non sono facili, non sono difficili, semplicemente ti aspettano.
Perchè, come diceva Ted Mosby, alla fine vediamo quello che vogliamo vedere solo quando siamo pronti a vederlo.