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Serie TV

After Life

Elisa

Ho visto After Life per caso. Non sapevo del suo arrivo su Netflix e non ne avevo mai sentito parlare, ma conoscendo l’indiscutibile talento di Ricky Gervais mi sono fidata ciecamente e l’ho iniziata senza pensarci due volte.

Tony ha perso da poco la moglie e non trova più motivi per continuare a vivere. Decide così di iniziare a fare quello che gli pare, dicendo tutto quello che gli passa per la testa fino al giorno in cui deciderà davvero di farla finita. Il suo sarcasmo diventa sempre più marcato e scorretto, ma fin da subito si notano delle piccole cose che in realtà fanno trasparire tutta la sua emotività. D’altronde il sarcasmo, si sa, è la forma di difesa preferita dalle persone più sensibili. Tra battute esilaranti e momenti di profonda commozione, la serie si sviluppa in soli sei episodi riuscendo a creare col pubblico un’empatia smisurata. Perchè certi dialoghi affondano le radici nello stomaco, certi sguardi nel vuoto prendono quel buco nero che uno ha dentro e lo riempiono, anche se solo per un attimo.

I personaggi secondari sono meravigliosi, dalla ragazza nuova al giornale alla prostituta, dal capo alla signora incontrata in cimitero. Ognuno di loro arricchisce la storia del protagonista fino a creare un cerchio perfetto in cui fotografia e regia contano poco e parole accuratamente scelte invadono lo schermo. Il pezzo forte infatti è proprio la sceneggiatura.

After Life è un ritratto di vita vera che mi si è incollato addosso. Una storia che avevo bisogno di vedere, ascoltare, sentire. Mi ha fatto ridere, piangere, a volte entrambe le cose nello stesso momento. Mi ha trasmesso un’energia inaspettata, fatta di accettazione e coraggio, di sarcasmo e dolore, un groviglio di emozioni così palpabili che non sapevo dove metterle. Mi ha colpito, più di quanto mi aspettassi.

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