Quando ho visto per la prima volta Il lato positivo mi è venuta in mente una frase di Woody Allen che rappresenta molto bene l’atmosfera dolceamara di questo film: “C’è sempre una luce in fondo al tunnel, speriamo che non sia un treno”. Perchè questa è una storia che fa vedere di continuo la luce, che propone spesso delle scintille di coraggio e positività, ma che si misura anche col buio e lo affronta, ne esce, ci ricade. E viene raccontata in modo naturale e ironico, regalandoci una verità senza filtri.
Pat è affetto da disturbo bipolare e alterna con velocità momenti di esaltante ottimismo a scatti di rabbia. Un giorno scopre la moglie con un altro uomo e, governato dall’impulso, comincia a picchiarlo violentemente. Viene quindi ricoverato in una clinica psichiatrica da cui uscirà dopo otto mesi convinto di poter avere ancora delle chances con l’ex. Pronto a tutto per riconquistarla stringe un patto con Tiffany, una ragazza esuberante appena conosciuta che si offre di aiutarlo se in cambio lui parteciperà con lei a una gara di ballo.
La narrazione è lineare, pacata, limpida. La regia esalta le interpretazioni di due attori fantastici e la sceneggiatura è senz’altro il tratto determinante dell’intera pellicola. Il lato positivo è un dramma godibile, uno di quelli in cui le situazioni divertenti e imbarazzanti non mancano e alcuni personaggi diventano delle vere e proprie macchiette (come il padre di Pat, interpretato da Robert De Niro). Ma resta pur sempre un dramma e i momenti di buio non vengono nascosti, anzi a volte si ha l’impressione che siano necessari, che senza non potremmo neanche trovare la luce. Ed è questo che mi piace di questo film, la ricerca del “sole tra le nuvole”.
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Ho amato questo film dal primo momento, e l’ho guardato in un momento della mia vita in cui non sapevo più come cercarlo il sole. Oggi leggo il tuo post è becco di nuovo il lato positivo in un momento in cui il sole sembra scomparso. Grazie!
Grazie a te ☀