Captain Fantastic di Matt Ross ha l’anima della commedia drammatica indipendente dall’inizio alla fine. Non solo nella trama ma anche nei colori, nelle canzoni, nella mancanza di artifici inutili. C’è in questo film una coincidenza perfetta tra la storia e il modo in cui viene raccontata, tra la scelta di parole genuine e una fotografia essenziale, tra la presentazione di idee di vita diverse e una macchina da presa che osserva dando spazio a più punti di vista senza mai giudicare.
Perché l’intreccio, per quanto semplice, non è convenzionale. Parla di uomo che decide di crescere i propri figli nella natura, tenendoli lontani dalla società, istruendoli con delle regole tutte sue. Finché un giorno il contatto con il mondo diventerà inevitabile e le certezze inizieranno a incrinarsi. I ragazzi e i bambini all’inizio sembrano spogli, liberi da ogni categoria, sono esattamente come si mostrano. Sono limpidi, nell’euforia e nella paura, nella gioia e nella sofferenza. Trovarsi in una realtà diversa da quella a cui sono abituati li farà confondere, crescere, cambiare. E tutto questo avrà effetti enormi anche su chi li ha educati, su un padre che prima era fermamente convinto delle sue scelte.
Captain Fantastic ha dentro di sé qualcosa di molto filosofico e profondo. È un film che abbatte i muri, che propone di cercare compromessi, che permette di guardarsi dentro. E non pontifica mai, non dice cosa è giusto e cosa è sbagliato. Crea invece dei dubbi, delle domande e in qualche modo aiuta a capire se il modo in cui abbiamo scelto di vivere sia davvero quello più adatto a noi.
Tags: adolescenza commedia dramma film società