Estate, amicizia, cambiamenti che scuotono e rinforzano. Non è stato difficile per me sostare dentro Luca, dentro le sue familiari e meravigliose sfumature legate alla crescita. Mi è sembrato di scorgere in ogni più piccolo istante qualcosa di già visto, di già vissuto. L’insieme colorato di sensazioni evocate da Enrico Casarosa è semplice, diretto, talmente genuino da non cadere nel trappola della ridondanza. I cliché sono amalgamati bene, soprattutto quelli che riguardano l’Italia, e ritrovarli non mi ha creato quel fastidio che a volte provo nel vederli in scena. Anzi.
(il santino di Mastroianni sullo specchietto vince su tutto).
E poi le battaglie per trovare i propri simili, per scoprire se stessi. Le gelosie, i mostri, i desideri. Le paure da zittire a suon di “Silenzio, Bruno!”. Rispetto ad altri lavori firmati Pixar ci sono meno sottotesti indirizzati agli adulti, meno trovate brillanti, ma forse è proprio la ricerca di familiarità renderlo così riuscito.
Insomma, Luca è un tuffo all’indietro. Un tuffo bellissimo.
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