(500) days of Summer è il film che mi ha avvicinato al cinema indipendente.
È agrodolce, sincero, romantico; è quel tipo di commedia che vorresti vedere dopo una giornata pesante, con la pizza in una mano e la testa nell’altra.
Il ritmo incalzante, fatto di continui salti fra presente e passato, tiene alta l’attenzione sulle note di pezzi incredibili, come There is a light that never goes out degli Smiths. La facilità poi con cui ci si immedesima nelle paranoie di Tom è disarmante. Perchè quando una persona ti piace, ti piace e basta. E ci costruisci castelli, supposizioni, illusioni che non si fermano neanche di fronte a una porta in faccia, neanche quando la persona da cui sei attratto ti dice che non crede nell’amore.
C’è in ogni più piccola sfumatura di questo film la sensazione del totale annebbiamento da cotta. Una delle scene più belle lo illustra perfettamente dividendo lo schermo in aspettative e realtà: da una parte vediamo quello che Tom nella sua testa sperava succedesse e dall’altra quello che succede veramente. Geniale.
E tutti, in un modo o nell’altro, sanno cosa di cosa sto parlando.
(500) days of Summer è un film che alleggerisce il cuore e allo stesso tempo lo scalda. Tira fuori paure e emozioni condivisibili e quotidiane, e trasmette perfettamente quell’emozione descritta nel più bel film di Pieraccioni: “Il ciclone, quando arriva, ‘un t’avverte. Passa, piglia e porta via. E a te ‘un ti resta che rimanere lì, bono, bono a guardare e a capire che se ‘un fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio”.
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Sei riuscita a centrare pienamente quello che ha suscitato in me questo film. Non ti conosco ma ti stimo per quello che fai e mi piace quello che scrivi e con molta spensieratezza ti auguro il meglio e magari potessi conoscerla nella realtà una con la tua sensibilità