Da qualche giorno su Netflix è disponibile L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, la nuova commedia di Sydney Sibilia (Smetto quando voglio) con Elio Germano, Matilda De Angelis e tanti altri bravissimi attori del nostro cinema e non solo.
La storia vera a cui si ispira il film è tanto semplice quanto straordinaria: Giorgio Rosa, giovane ingegnere, decide di costruire una piattaforma artificiale al largo di Rimini e fuori dalle acque territoriali per dare vita a uno stato indipendente. I suoi occhi brillano come quelli dei più grandi visionari e le persone intorno a lui si dividono in chi gli dà del matto e chi del genio. Quando la sua bizzarra idea si concretizza, tra scelte avventate e calcolate, l’Isola delle Rose attira l’attenzione non solo del governo, ma del mondo intero.
La ricostruzione della storia segue quella di un biopic convenzionale e, anche se non ci sono grossi slanci narrativi e i tempi a volte non sono ben bilanciati (un finale meno lungo ad esempio sarebbe stato secondo me più d’effetto), mi sono ritrovata a ridere e a emozionarmi come una bambina che scopre la meraviglia per la prima volta e sente dentro di sè la possibilità di creare nuovi sogni. Non so se la mia reazione sia dovuta ai tempi bui che stiamo vivendo o se l’avrei avuta lo stesso, quello che so è che un film di respiro così internazionale e così ben girato e interpretato al nostro cinema fa solo che bene.
L’audacia infatti che fuoriesce da questo folle racconto mi è sembrata quella della produzione, quella di un gruppo di persone che nel cinema italiano ci credono davvero. E si buttano, inciampano, si rialzano, inciampano ancora. L’incredibile storia dell’Isola delle Rose mi è piaciuto tanto, anche e forse soprattutto per le sue imperfezioni. Quindi godiamoci la bellezza che emana, sosteniamola. Perché c’è.
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