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I am not okay with this

Elisa

Adolescenti emarginati, nostalgia anni 80, riferimenti ai romanzi di Stephen King e ai film di John Hughes, belle canzoni, superpoteri. I am not okay with this è ovviamente nelle mie corde. Forse troppo, così tanto che per la gran parte della visione mi è sembrata un mix di Stranger things, It e The end of the f***ing world. Presenta dinamiche che conosciamo ormai fin troppo bene e che alla lunga stufano, soprattutto se non supportate da personaggi originali. Se non fosse stato per Stanley non credo che sarei andata oltre la quarta puntata.

I lati positivi, per chi come me adora il genere, ci sono. La chimica tra Sydney e Stanley è molto bella, si vede che i due attori avevano già lavorato insieme. Il fratello di Sydney, Liam, è adorabile coi suoi riccioli e l’aria da uomo di casa. Lo stile è a tinte pastello, le canzoni sono meravigliose e ‘effetto nostalgia/omaggio è dietro l’angolo – in particolare penso a Bella in rosa e Carrie. C’è da dire però che pur amando questo mondo ho trovato ben pochi momenti a cui affezionarmi (memorabile la scena sull’acne).

Nel finale, per fortuna, qualcosa accade. La serie sembra iniziare a metà del penultimo episodio e finalmente aggiunge qualcosa di nuovo alla narrazione stereotipata – seppur godibile – vista fino a quel momento. Quasi come se questa stagione fosse solo un’introduzione, un trailer molto lungo. Tanto che alla fine l’effetto sorpresa fa crescere il desiderio di saperne di più e le basi per sviluppi interessanti ci sono tutti.

In poche parole I am not okay with this viene praticamente stroncata sul nascere, ma questo mi fa presumere che la seconda stagione sarà meglio della prima.

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