His dark materials è l’adattamento prodotto da BBC e HBO della famosa trilogia di Philip Pullman pubblicata tra il 1995 e il 2000. Ho letto il primo libro – La bussola d’oro – e visto la serie nello stesso periodo, permettendomi così di entrare di volta in volta più a fondo nella storia. Riuscivo a leggere qualche capitolo e a vedere le puntate corrispondenti senza difficoltà e, anche se nella serie erano presenti differenze e aggiunte (queste legate al secondo libro), non le ho mai trovate ingiustificate.
Ho percepito subito una certa freddezza nel presentare i personaggi che coincideva con l’oscura realtà in cui vivevano. Non sono riuscita ad abituarmi in fretta a questa fredda oscurità, mi ha ostacolato più volte nel lasciarmi andare all’avventura. Ma credo sia parte del percorso, anche perché è una sensazione che ho avuto sia col libro che con la serie. E nel momento in cui questa barriera è venuta meno, mi sono ritrovata già nel mezzo dell’intera vicenda potendo cogliere con lucidità i vari passaggi. Ho cominciato così ad affezionarmi e a fidarmi, per poi essere delusa o sorpresa, trovandomi nel finale a provare qualcosa che all’inizio mi sembrava impensabile: un vero legame.
His dark materials è al primo impatto cupa, poco accogliente, quasi glaciale come il mondo di cui parla. Entrando cautamente in questo universo ho iniziato a conoscere luci e ombre di personaggi sfuggevoli, trovando nella loro complessità la voglia di andare più a fondo e vedere fino a che punto potevano spingersi. La resa sullo schermo è convincente e tecnicamente riuscita, ma con la lettura l’esperienza è decisamente più ricca.
Tags: avventura dramma fantasy infanzia letteratura