Naif.Super è un romanzo leggero, ironico, confortante. Spesso mi è sembrato di vedere nero su bianco pensieri che ho fatto o conversazioni che ho avuto coi miei coetanei. Le sensazioni di cui parla il protagonista sono tutte riconducibili a quella che è stata definita “quarter-life crisis”, quel periodo intorno ai 25 anni in cui ci si sente profondamente confusi e stressati, schiacciati dalle convenzioni sociali e dalla paura di non sapere cosa fare della propria vita.
Lo stile di Erlend Loe è perfetto per descrivere questo trambusto interiore. Attraverso elenchi e flussi di coscienza non scava mai troppo nella vita del protagonista, anzi lo lascia libero di raccontarsi anche quando sembra perdere il filo logico. E questo porta il lettore a riconoscersi con facilità, a vedersi e, inaspettatamente, a emozionarsi. Perchè Naif.Super è tutt’altro che superficiale, e sotto quella patina di leggerezza si nascondono crisi esistenziali che affiorano nei momenti meno adatti. E sono proprio quei piccoli bagliori di fragilità e coraggio che rendono questo romanzo lo specchio di una generazione terrorizzata e allo stesso tempo piena di voglia di vivere.
Cose che ho imparato leggendo Naif.Super:
– il tempo scorre più velocemente in cima all’Empire State Building
– va bene fermarsi per un po’
– le liste creano un meraviglioso e fugace ordine mentale
– Ironic di Alanis Morissette spacca
– la solitudine fa male, ma a volte è necessaria
– la purificazione dell’anima attraverso il gioco e il divertimento è possibile
– non esiste una strada giusta
– chiunque può essere qualcosa di diverso da quello che sembra
– l’autoironia è una strategia infallibile
– i viaggi aiutano a cambiare prospettiva e, a volte, anche vita
– siamo tutti sulla stessa barca