Chi ha visto la trilogia dei Before di Linklater sarà portato a cercare delle analogie con Before we go, ma quasi da subito si accorgerà che, per quanto le circostanze possano sembrare simili, si tratta di qualcosa di diverso. L’atmosfera qui è molto meno romantica, meno sognante e più concreta.
Nick sta suonando in stazione a New York quando vede Brooke perdere l’ultimo treno per Boston. Lei, donna di classe a cui hanno appena rubato la borsa, lui jazzista improvvisato in cerca di risposte. Fra i due la sintonia non è immediata e anzi più volte lei non vorrebbe accettare l’aiuto di un estraneo, ma fidarsi di lui le sembra anche l’unica alternativa possibile.
Pian piano poi qualcosa si scioglie, i discorsi si fanno più intensi e le pause più significative. Scopriamo delle vite complicate e sofferte, fatte di alti e bassi, di gioie e dolori, delle vite imperfette come quelle di chiunque altro.
Before we go è il ritratto di scelte lucide e allo stesso tempo avventate, è un invito a sfidare le sfortune quotidiane e a continuare a ballare quando la vita cambia musica.
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La storia di due persone come tante altre, sole ed alle prese con problemi che non sanno come affrontare, ma che nonostante tutto conservano l’attenzione necessaria per aiutarsi a vicenda e trovare le ragioni e la forza di dare una svolta alle proprie vite.
Un film affascinante nella semplicità dei personaggi, soprattutto dopo le masturbazioni della trilogia dei “Before whatever is the time”.