Serie TV

My mad fat diary

My mad fat diary è diversa da qualsiasi altra serie TV adolescenziale. È geniale, sfacciata, senza filtri. Non è stereotipata e non è visivamente bella, anzi all’inizio è straniante. I personaggi sono talmente realistici, pieni di difetti e stranezze, confusi e impulsivi, che risulta quasi difficile affezionarsi. Forse perchè non siamo abituati a vedere una realtà imperfetta e poco armonica, in cui la protagonista non è una ragazza che diventa improvvisamente bellissima dopo aver tolto gli occhiali. Rae è appena uscita da un istituto psichiatrico in cui ha passato quattro mesi quando, una volta tornata a scuola, prova a iniziare una nuova vita. È una sedicenne piena di problemi, a casa, a scuola, con gli amici, con i ragazzi. Ma soprattutto con se stessa. Si sente continuamente sbagliata e troppo strana, convinta di non meritare niente di buono. Le paranoie tipiche di quell’età sono in lei amplificate; ma ci sono dei meccanismi di difesa, dei pensieri, che sono del tutto condivisibili, come la paura di non essere accettati e di non trovare mai il proprio posto nel mondo. Ed è proprio questo che la rende emotivamente potente. Non ho mai visto trattare le tematiche dell’adolescenza in questo modo, le sensazioni di disagio e frustrazione sono palpabili, sembra di viverle in prima persona. Rae si racconta allo spettatore senza riflettere, senza costruirsi. Le sue parole prendono vita con fumetti e disegni e le sue emozioni sono trasparenti, nel bene e nel male. E tutto avviene sulle note di canzoni perfette, da Wonderwall degli Oasis a Fake plastic trees dei Radiohead. Qualcosa di davvero fantastico. Questa è una serie emotivamente potente, anche per chi adolescente non lo è più.   P.S. La trovate tutta su YouTube.

Serie TV

Wanderlust

Sono sempre stata affascinata dalle relazioni, dal modo che hanno di essere tutte una diversa dall’altra. In ogni coppia c’è qualcosa di unico e irriproducibile. Ci sono degli schemi che si ripetono, ma mai nello stesso identico modo. Questa serie tv, fatta di soli sei episodi, prende un’idea del tutto bizzarra e discutibile e ne fa qualcosa di più. Parte con leggerezza, sembra quasi superficiale, finchè puntata dopo puntata il lato drammatico e complesso dietro a un’apparente equilibrio inizia a insinuarsi in ogni scena, in ogni dialogo. E, alla fine, i dubbi e le domande invadono lo schermo. Qual è il limite? Dov’è che l’attrazione diventa sentimento? E si può davvero scindere le due cose? Joy e Alan, sposati da vent’anni e con tre figli ormai grandi, decidono di ravvivare la loro vita coniugale provando ad avere rapporti con altre persone. In un vortice di sincerità e omissioni, la loro idea però gli sfuggirà di mano. Quasi all’improvviso quella che è una piccola fessura nel loro piano perfetto diventerà una voragine. Durante la quinta puntata ci si ritrova come in una bolla, immersi in qualcosa di così intenso che è difficile interrompere. Qualcosa che ha un peso completamente diverso da quello che si è visto fino a quel momento. È violento, profondo, sincero. Diventa un dramma intimistico, una profonda riflessione su se stessi e sulla paura di soffrire. Mi ha davvero spiazzato. E l’episodio conclusivo, il successivo, è un altro groviglio di emozioni. Wanderlust mi è piaciuta tantissimo, l’ho sentita addosso. E quando l’ho iniziata non avrei mai pensato che potesse colpirmi tanto. Quindi beh, che altro dire, guardatela.  

Serie TV

The Sinner

The Sinner è una serie tremendamente bella. Dramma e thriller si incastrano perfettamente in un intreccio ipnotizzante. Sono otto incredibili episodi fatti di suspense e conflitti interiori. Un giorno d’estate in spiaggia Cora, una giovane donna all’apparenza serena, viene improvvisamente accecata dalla rabbia e pugnala un uomo fra lo stupore e il terrore dei presenti. Tutti sanno che è stata lei a ucciderlo e che il gesto è stato fulmineo e inspiegabile. Neppure Cora sa perchè l’ha fatto, tanto che quando viene interrogata non si ricorda niente. Il detective Ambrose resta colpito dalla particolarità del caso e decide di scavare più a fondo. La serie ruota quindi intorno al movente di questo omicidio, esaminando i meandri della mente di Cora e facendo uscire di volta in volta segreti sempre più inquietanti. Il ritmo incalzante e l’ottima costruzione della storia tengono lo spettatore incollato allo schermo. Ma la vera bellezza di The Sinner sta nell’empatia che riesce a creare nei confronti di Cora. È difficile rimanere distaccati, è difficile giudicarla, ed è ancora più difficile capirla. E questo, in qualche modo, è davvero affascinante. Ho visto anche la seconda stagione, più cupa e meno d’impatto ma ugualmente interessante, in cui Jessica Biel non fa parte del cast ma ne è il produttore esecutivo. Essendo una serie antologica, le due stagioni sono a sè stanti e possono essere viste indipendentemente una dall’altra. Mantengono però un filo conduttore, interpretato dal detective Ambrose.  

Miniserie

Maniac

Maniac, ispirata all’omonima serie norvegese del 2014, è indubbiamente uno dei migliori originali Netflix fino a oggi.

Serie TV

This is us

  Questa è una di quelle serie tv che non é adatta a qualsiasi periodo della vita, bisogna essere nel mood giusto, quello riflessivo e tendente all’introspezione. La consiglio a chi vuole capire un po’ di più della sua vita attraverso quella degli altri, anche se si tratta della vita di personaggi e non di persone. Le emozioni, il dolore, gli insegnamenti, quel qualcosa che ti fa commuovere perchè ti ricorda ciò che hai vissuto o che vorresti vivere. Tutto questo è reale. Credo davvero di aver pianto guardando ogni episodio, quasi senza accorgermene. E il bello è che, in qualche modo, non ho provato mai una sensazione vagamente simile alla tristezza. This is us è potente, davvero potente.