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Film

Sound of metal

Elisa

Sound of metal di Darius Marder – disponibile su prime video – potrebbe essere riassunto in poche righe. È il dramma di un batterista che perde l’udito, il resoconto degli effetti di una mancanza improvvisa; è la rappresentazione di un’incertezza spaventosa, di un percorso doloroso. Ma è anche e soprattutto un’esperienza di immedesimazione potentissima. Perché il punto di vista del protagonista, anzi il punto di ascolto, coincide con quello di chi quella storia la sta scoprendo fuori dallo schermo. Spesso infatti assistiamo, in pratica, a quella che si potrebbe definire una soggettiva sonora. E la veridicità che ne deriva, la tensione, permette di immergersi completamente nella storia.

Il film è candidato a sei premi Oscar ed è tratto da un soggetto di Derek Cianfrance, autore con cui Marder aveva già collaborato in The place beyond the pines. Nel cast un formidabile Riz Ahmed.

Per gustarsi al meglio Sound of metal consiglio di indossare le cuffie. Come potete immaginare il suono in questo film è protagonista (anche quando manca) e averlo “vicino” è fondamentale.

DA QUI SPOILER

La prima e l’ultima scena sono in antitesi, sono le due estremità del cammino di Ruben. Da un lato abbiamo la musica, il rumore assordante e dall’altro il completo silenzio, un silenzio che solo alla fine diventa sinonimo di quiete. Si tratta di quel sentimento di cui gli aveva parlato Joe, di quel posto che non l’avrebbe mai abbandonato. Un luogo interiore, profondo, una sorta di calma che invade lo spirito. E coincide esattamente con l’ultima fase dell’elaborazione di una perdita: l’accettazione.

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