Cortomiraggi

Film

I’m thinking of ending things

Elisa

IL COMMENTO AL FILM CONTIENE SPOILER

Charlie Kaufman, sceneggiatore di capolavori come Eternal sunshine of the spotless mind e Synecdoche, New York, ha portato sullo schermo (grazie a Netflix) I’m thinking of ending things, un’opera intricata e meravigliosa tratta dall’omonimo romanzo di Iain Reid.

Con I’m thinking of ending things Kaufman mi ha prima incanalato in una storia al femminile e poi ha ribaltato l’intero soggetto lasciando qua e là indizi non del tutto chiari, dalle svolte narrative ai riferimenti colti. Solo alla fine, cercando coerenza tra i vari puntini, ho capito che quella a cui avevo assistito non era la storia di Jake, ma la rappresentazione dei suoi pensieri. Ero sempre stata nella sua mente, non nella sua vita.

I personaggi che ruotano intorno al protagonista sono proiezioni, visioni. Nessuno infatti sembra avere un colore, una vera definizione, e perfino il loro tono di voce tende a una sorta di piattezza emotiva inquietante. La ragazza per esempio non è altro che il simbolo di una relazione mai avuta, tanto che i suoi contorni sono sfocati – a partire dal suo nome – e i suoi tratti a un certo punto cambiano del tutto, quando per un attimo ha l’aspetto della protagonista femminile del film che il custode della scuola (Jake da vecchio) guardava in TV. Il dubbio sull’esistenza di questa ragazza, o perlomeno della relazione d’amore, si fortifica anche nel momento in cui non si capisce più di chi siano davvero i dipinti, o le poesie. Il nodo definitivo si scioglie del tutto solo quando nel finale le cose prendono proprio una piega fantastica, dando vita a immagini surreali e concatenate (il momento più rappresentativo è forse la scena in cui lui riceve il Nobel recitando il monologo di A beautiful mind e la realtà è visibilmente corrotta nei lineamenti delle persone).
Ogni cosa quindi sembra rivelarsi solo il frutto dell’immaginazione di Jake, un custode infelice che ripensa alla sua vita modellandola a suo piacimento ma che rimane anche vittima della sua mente, l’unica cosa che gli resta e in cui crede.

Creando questa complessa e affascinante trappola mentale Charlie Kaufman è riuscito a rappresentare il tormento psichico e emotivo di un uomo che sta “pensando di finirla qui” ma che prova in tutti i modi di aggrapparsi alle sue proiezioni, alle sue illusioni. Un uomo in cerca di salvezza.

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Comments

  1. Davvero una splendida recensione. Ora mi è tutto più chiaro, mi hai aiutata a comprendere molte cose che mi erano sfuggite.
    Adoro la tua pagina e tutto quello che fai.
    Grazie <3

    1. In un’intervista Charlie Kaufman lo spiega così: “Quell’ultima immagine dell’auto incrostata di neve del custode suggerisce essenzialmente che il bidello Jake sia morto lì, nel cuore della notte. È una bella e tragica conclusione della storia di un uomo che affronta i fallimenti della sua vita mentre lascia il suo corpo.”

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