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Georges Perec, Un uomo che dorme

Elisa

Leggere Un uomo che dorme di Perec è un’esperienza strana. Non avevo mai affrontato un romanzo in cui l’assenza di trama fosse così predominante, in cui il turbine di pensieri del protagonista fosse al centro di tutto. Ho naturalmente letto storie nettamente introspettive, spesso prive di un intreccio articolato o di grandi colpi di scena, ma in questo caso è diverso. Qui il protagonista è solo, svuotato, apatico. Si allontana pian piano da tutto, prende le distanze dalla propria vita e lascia che ogni cosa gli scivoli addosso. Non ha reazioni, non combatte più. É passivo.

Perec scrive in seconda persona e non rende semplice l’immedesimazione del lettore in quest’uomo senza nome. Soprattutto all’inizio e circa fino a metà io ho al contrario percepito un distacco, come se il suo continuo desiderio di evasione avesse su di me l’effetto opposto. Volevo aggrapparmi alle cose e non scivolare come lui nell’oblio, volevo fare più progetti e impegnare meglio il mio tempo. Arrivata però verso la fine mi sono accorta che ciò di cui parlava in realtà lo conoscevo bene, e che forse avevo solo paura ad riaprire la mia testa a pensieri di quel tipo.

In ognuno di noi a un certo punto della vita si presenta un desiderio più o meno forte di evasione, di sospensione, di annullamento. Un uomo che dorme è una presa di coscienza oggettiva di quel desiderio. Ti mette davanti a domande difficili e imprescindibili sull’esistenza e il suo senso, domande a cui non sai rispondere.

C’è però un lato sorprendentemente positivo in tutto ciò, perché questo libro, questo insieme di apatia ragionata e dolore represso, ha il potere di farti sentire meno solo e aiuta a convivere coi propri pensieri scomodi. Nella sua apparente assenza di emozioni ne provoca alcune molto profonde, perché la lucidità della scrittura permette di non farsi travolgere e crea invece lo spazio per un dialogo più intimo e distaccato con se stessi.

Consiglio anche la visione del film omonimo del 1972 realizzato da Perec insieme a Queysanne. In un modo forse anche più efficace rispetto al romanzo ci mette di fronte a un uomo che in una società dinamica decide di fermarsi e affrontare la solitudine nella sua accezione più acuta.

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