Cortomiraggi

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Game of Thrones

Elisa

Ho sempre amato Game of Thrones per la sua necessaria lentezza. La cura minuziosa di ogni dettaglio, l’attenzione data alla psicologia dei personaggi, il modo in cui pian piano scioglieva i nodi. Trovavo affascinante il modo in cui le cose accadevano, quanto ogni passaggio fosse collegato ai successivi, anche se il quadro non era chiaro fin da subito. Ed era questo il bello, era questo che mi ha appassionato. Non tanto la trama, ma l’intero processo. Il come, non il cosa.

Da quando la serie ha iniziato a camminare sui suoi piedi senza quella base solida e brillante che prima veniva dalla testa di George R.R. Martin, la sceneggiatura ha subito un calo notevole. Anche se, a mio parere, non vertiginoso. Lo stile narrativo è cambiato già dalla settima stagione, in cui la velocità ha preso il sopravvento e non si percepiva più il pathos di prima. Perché le emozioni forti, quelle che davvero fanno breccia, vanno preparate. E l’abilità di Martin nel farlo era fuori dal comune.

Non starò a dilungarmi sui buchi di trama o le varie e innumerevoli imprecisioni dell’ottava stagione. Ogni cosa è stata frettolosa, spesso sensata ma spiegata troppo in fretta. I cerchi si sono chiusi senza il tempo di assaporarli e inevitabilmente l’emozione è andata in secondo piano. Si è data più importanza ai fatti, meno al racconto. Al cosa, non al come.

Dopo aver visto l’ultima puntata mi sono chiesta più volte se la mia insoddisfazione venisse dalla delusione di vedere una bella storia raccontata male o semplicemente dal non accettarne la fine. Forse entrambe le cose. Ed è per questo che, in qualche modo, il finale scelto per Game of Thrones è stato il migliore possibile, l’unico possibile. Viste le condizioni, i tempi serrati, l’impossibilità di approfondire ogni passaggio, si è giunti a un compromesso che ci ha fatto rimpiangere il passato, che non ci ha travolto ma ci ha lasciato lì a guardare i titoli di coda. Un po’ indifferenti, un po’ tristi. Un finale che, come ha ben detto Zerocalcare, assomiglia a quello di tutti noi.

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